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ROSSO

è un progetto artistico, liberamente ispirato a Rosso Malpelo di Giovanni Verga, che esplora il cambiamento dei luoghi che abitiamo, mettendo in luce il disorientamento che esso provoca e affrontando temi legati alla memoria, all’identità e alla trasformazione.

L’approccio modulare consente di adattare il progetto a spazi pubblici diversi, dalle piazze agli angoli nascosti della città, trasformando ogni luogo in un campo di resistenza e rinascita. Il progetto si sviluppa in diverse tappe che riflettono e registrano il cambiamento come un atto poetico e creativo.

Ogni tappa diventa una sintesi di una ricerca in continuo divenire, un’opportunità per esplorare la connessione tra memoria collettiva, spazio e corpo. Il corpo agisce come un archivio vivente, raccogliendo e restituendo le tracce sensoriali del luogo, mentre l’interazione con lo spazio e la tecnologia stimola nuove narrazioni.

La documentazione visiva dell’intero percorso sarà parte integrante del progetto, creando un archivio che non solo ne testimonia l’evoluzione, ma ne amplia anche la portata, permettendo un dialogo continuo con il pubblico. Rosso trasforma il disorientamento in un’opportunità poetica, proponendo il corpo come veicolo di resilienza, trasformazione e riconnessione con il presente.

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Progetto di videodanza

realizzato in collaborazione

con Claudio Pizzati.

Rosso

di e con Danilo Smedile

musica John Cage, Zoltán Kocsis, Amadinda Percussion Group

contributo alla creazione Federica Iurato

produzione Vento di Scirocco, coproduzione Art Garage

con il supporto di InCastro Festival e XL Dance Company

selezionato per la Vetrina della giovane danza d'autore 2023

 – Network Anticorpi XL ​

L’emersione dalla massa come tratto distintivo, segno di valore e necessità di tratteggiare la propria unicità. Emergere è atto di sopravvivenza, fuga dal senso di inadeguatezza, dal rischio dell’emarginazione. Rosso incorpora i colori della discriminazione e l’attitudine a sentirsi incluso. Il colore è metafora di un conflitto, tra la paura di sentirsi giudicati e la volontà di esprimersi senza alcun timore. Rosso è una lotta interna, forte e coerente.

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ATTO di Sopravvivenza 

II capitolo del progetto Rosso

coreografia, danza e video Danilo Smedile

musica Z. Váczi, P. Mucari, L. Vianini

coproduzione ARTGARAGE,  ETRA

con il sostegno di Vento di Scirocco

con il supporto di Teatro Ridotto Bologna e

Associazione culturale Prendashanseaux

finalista del Premio Theodor Rawyler 2023

Residenza artistica presso il Museo Archeologico di Melfi

all'interno di ARTFEST - Festival delle Arti Coreutiche

Rosso è una lotta interna, continua, forte.

Un corpo diviso tra la necessità di sentirsi parte di qualcosa e il bisogno di estraniarsi.

La materia si sposta, accumula, limita.

Rosso è l’emersione come unica via d’uscita.

Metafora di un conflitto, incorpora la discriminazione e la volontà di esprimersi senza alcun timore.

Rosso è smarrimento dato dal disorientamento, dalla lotta interna e dal trascinamento nell’altrove.

 

In un gioco tra dentro e fuori, l’esperienza performativa trasferisce sulla scena le sensazioni dell’altrove, dove lo spazio aperto non si riduce ma diviene sostegno e fessura attraverso cui osservare in modo nuovo, lasciando una traccia di quei luoghi già attraversati o mai abitati, espandendo le possibilità di incontro e di riconoscimento.​​

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ATTO di Resistenza

III capitolo del progetto Rosso

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regia, coreografia e performance: Danilo Smedile

video: Claudio Pizzati e Danilo Smedile

musiche: Luca Vianini, Pierfrancesco Mucari e altrÉ™

produzione: ArtGarage

con il supporto di Vento di Scirocco 

selezionato per il programma Spazio-Ricerca / DiDstudio_NAOpf25

ATTO di Resistenza, si sviluppa a partire dalla ricerca ROSSO – Dialoghi Urbani tra Corpo, Tecnologia e Memoria.
Si tratta di un intervento site-specific che approfondisce il rapporto tra corpo, spazio pubblico e tecnologia.

Il corpo agisce come un archivio vivente: assorbe, registra e restituisce ciò che attraversa. La tecnologia, presente come dispositivo visivo e materico, diventa estensione della memoria e mezzo attraverso cui amplificare fratture e risonanze.

La performance mette in scena una relazione dinamica tra presenza e immagine, spostamento e ascolto, proponendo un’esperienza che invita a sostare nello smarrimento.
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